Beata Chiara Badano – 25 settembre
«Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri, e la varechina brucia. Così, quando arriverò in Paradiso, sarò bianca come la neve».
A Sassello, un paese in provincia di Savona appartenente alla diocesi di Acqui (Piemonte), il 29 ottobre 1971 nasce Chiara Badano.
I genitori, Maria Teresa e Fausto Ruggero Badano esultano e ringraziano la Madonna, in particolare la Vergine delle Rocche, a cui il papà aveva chiesto la grazia di un figlio.
La piccola mostra subito un temperamento generoso, gioioso e vivace, ma anche un carattere franco e determinato.
La mamma la educa attraverso le parabole del Vangelo ad amare Gesù, ad ascoltare la Sua vocina e a compiere tanti atti di amore.
Chiara prega volentieri a casa e a scuola!
Chiara è aperta alla grazia; sempre pronta ad aiutare i più deboli, si corregge docilmente e si impegna a essere buona. Vorrebbe che tutti i bimbi del mondo siano felici come lei; in modo speciale ama i bambini dell’Africa e, a soli quattro anni dopo che viene a conoscenza della loro estrema povertà, afferma:
«D’ora in poi penseremo noi a loro!».
A questo proposito, a cui mantiene fede, seguirà molto presto la decisione di divenire medico per poterli andare a curare.
Dai quaderni delle prime classi elementari traspare tutto il suo amore per la vita: è una bambina davvero felice.
Nel giorno della prima Comunione, da lei tanto atteso, riceve in dono il libro dei Vangeli.
Sarà per lei il «libro preferito». Pochi anni dopo scriverà: «Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio».
Chiara cresce e mostra un grande amore per la natura. Portata per lo sport, lo praticherà in vari modi: corsa, sci, nuoto, bicicletta, pattini a rotelle, tennis…, ma in special modo preferirà la neve e il mare.
È socievole, ma riuscirà –sebbene molto vivace- a divenire “tutta ascolto”, mettendo “l’altro” sempre al primo posto. Fisicamente bella, sarà da tutti ammirata. Intelligente e ricca di doti dimostra una precoce maturità.
Molto sensibile e servizievole verso “gli ultimi”, li copre di attenzioni, rinunciando anche a momenti di svago, che ricupererà con spontaneità.
In seguito ripeterà: «Io devo amare tutti, sempre e per prima», vedendo in loro il volto di Gesù.
Piena di sogni e di entusiasmi a nove anni scopre il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich con cui intesse una filiale corrispondenza.
Bambina, poi adolescente e giovane come tante altre, si mostra totalmente disponibile al disegno di Dio su di lei e mai vi si ribellerà.
Tre realtà si rivelano determinanti nella sua formazione e nel cammino verso la santità: la famiglia, la Chiesa locale –in particolar modo il suo Vescovo- e il Movimento, a cui apparterrà come Gen (Generazione Nuova). L’Amore è al primo posto nella sua vita, in special modo l’Eucaristia, che anela a ricevere ogni giorno. E, pur sognando di formarsi una famiglia, sente Gesù come “Sposo”; sarà sempre di più il suo “tutto”, fino a farla ripetere: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!».Terminate le elementari e le medie, Chiara sceglie il liceo classico. L’aspirazione a divenire medico per recarsi in Africa non è sfumata.
Ma il dolore inizia a entrare nella sua vita: non compresa e accettata da un’insegnante, viene respinta.
A nulla vale la difesa dei compagni: deve ripetere l’anno.
Alle 4,10 di domenica 7 ottobre 1990, giorno della Resurrezione del Signore e festa della Vergine del Santo Rosario, Chiara raggiunge il tanto amato «Sposo».
È il suo dies natalis.
Nel Cantico dei Cantici (2, 13-14) si legge: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro”.
Poco prima aveva sussurrato l’ultimo saluto alla mamma con una raccomandazione:
«Ciao, sii felice, perché io lo sono!».